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Da qualche mese è uscito “La Morte e il Gatto”, opera prima de “Il Triste Mietitore”, che avevamo già intervistato qualche anno fa e che ora torna a parlare con noi per raccontarci un po’ del suo libro.
Iniziamo dalle domande di Domande di Tatiana:
Nuovo libro, nuova ironia.
Da quello che ho letto il rapporto tra l’uomo e il gatto è soltanto un espediente per raccontare altro, soprattutto da quando Matisse incontra il Cupo Mietitore, da dove è venuta questa idea?
Il rapporto tra l’uomo e il gatto è una cornice, e pure con i bordi piuttosto ampi, del contenuto del libro. Ho pensato a questa soluzione narrativa osservando i miei due gatti, Matisse e Ryuk: a loro piace fare parte della vita della mia famiglia, ma non amano essere al centro dell’attenzione, per quel senso di libertà che ogni felino mostra in modo più o meno marcato. Ci sono sempre, ma spesso e volentieri amano stare in disparte e sei tu che devi andarli a cercare. Un po’ come appunto una bella cornice di un quadro: completa l’opera senza porsi come protagonista agli occhi dell’osservatore.
Ogni volta che leggo qualcosa di vostro mi viene sempre in mente una striscia di Silver dove Enrico la Talpa incontra la Morte e si cita il film “Il settimo sigillo”, come nascono le riflessioni e i commenti del Triste Mietitore?
Tutto quello che scrivo nasce dall’osservazione di quello che mi circonda: vicende personali, fatti di attualità, fenomeni di costume. Ad esempio tutti i racconti de “L’amico del giaguaro”, il parcheggiatore folle che imperversa nella via dove abito, sono effettivamente le gesta di un mio vicino di casa. Ai fini della sua – e mia – privacy ho cambiato alcuni dettagli e romanzato qualche particolare, ma vi posso assicurare che al 98% è tutto reale.
Una domanda personale, utilizzi l’immagine del Triste Mietitore per sottolineare vizi a virtù del genere umano in modo ironico attraversando gli argomenti più disparati, ma il tuo rapporto con la nera figura qual è?
Prima o poi moriremo tutti, questo è un dato di fatto. Io per carattere non riesco neppure a programmare la mattina quello che mangerò a pranzo e vivo bene così. Affronto l’incombere della morte con lo stesso spirito: sapendo benissimo che mi coglierà impreparato, ma che in qualche modo si supererà anche quella fase.
Domande di Silvia
Eccoci di nuovo qui a chiacchierare caro Mietitore. Sei una star ormai. Perché hai voluto scrivere un libro sul tuo gatto?
Il libro non parla tanto di gatti, ma a un gatto. Il gatto Matisse è lo spettatore silenzioso dei monologhi della morte e in sostanza il lettore si può identificare con lui.
Trovi che scrivere sia solo una passione o possa diventare il tuo lavoro?
Ho già un lavoro, un figlio in arrivo e un mutuo sulle spalle: credo di avere troppe responsabilità sulle spalle per lasciare una fonte di reddito sicura per inseguire una passione, seppure bella ed appagante. Credo che lo scrivere resterà solo questo. A meno che il libro non venda tipo 500mila dodecalioni di copie e mi rendesse vergognosamente ricco: in quel caso sarei costretto a rivedere i miei piani. Mi seccherebbe un po’, ma potrei farcela, dai.
Se facessero un film sul tuo libro vorresti che fosse di nuovo Brad Pitt a interpretarti, visto che dicevi che era il tuo sosia :P, oppure qualcun altro?
Se avesse voglia di tornare davanti alla telecamera, ora come ora preferirei Sean Connery nel ruolo.